Sono ormai finiti i tempi dello scouting in terra d’Africa a servizio del pallone italiano, con i fenomeni migratori degli ultimi anni può capitare che i talenti del palleggio raggiungano i campi di casa nostra quasi a domicilio per indossare i colori dei nostri club, a patto che siamo disposti a spogliarli da quelli di profughi. Succede anche ad Ozieri, dove la storia a lieto fine vede protagonisti due migranti giunti in città da poco più di un anno, il 18 luglio 2015, e accolti dalla Caritas diocesana nei locali dell’ex convento delle Grazie: si tratta di Ndong Ibrahima, senegalese classe 1997 e attaccante nella categoria juniores, e di Darboe Mori, gambiano di un anno più giovane, centrocampista nella prima Squadra dell’Ozierese a cui si deve il primo goal messo a segno dai “canarini” nella prima di campionato contro il Castelsardo.
I due si erano già distinti nel corso del torneo estivo cittadino militando tra le file dei Black Chibudda, la formazione bianco-azzurra interamente africana sponsorizzata dalla SPES e da CSV Sardegna Solidale, che pur non raggiungendo il podio a livello di gioco si è guadagnato l’ambitissima coppa del premio simpatia, il reale obiettivo degli atleti scesi in campo alla conquista una vera integrazione nella vita cittadina.
Un fair play che mira ad oltrepassare le linee del rettangolo di gioco per estendersi ai molteplici ambiti sociali: dai laboratori di pittura e di riciclo dei materiali tenuti da Teresa Baralla nei locali della Casa del Fanciullo, all’impegno per confezionare le decorazioni della festa del Carmelo, e ora l’iscrizione alla scuola pubblica del Centro Provinciale Insegnamento Adulti, a cui prendono parte anche i 5 minori recentemente arrivati ad Ozieri insieme ad altri frequentatori locali. I corsi serali, della durata di un normale anno scolastico, hanno avuto inizio il 3 ottobre con un livello didattico che supera la prima alfabetizzazione acquisita con i corsi di italiano in Caritas: oltre alla matematica e alla geografia, gli allievi più o meno giovani saranno introdotti ad un tipo di formazione professionale volta all’apprendimento di un vero e proprio mestiere (idraulico, meccanico, elettricista), nella speranza di un futuro, reale inserimento lavorativo nella realtà ozierese e la conseguente e fattiva inclusione sociale dei soggetti interessati.
Nell’era più social di sempre sarebbe bello che tra tweet, post e hashtag il tormentone #diventaildodicesimo fosse quindi l’aggregatore tematico più ricercato anche fuori dai campi di calcio, trasformando i sostenitori della squadra del cuore in appassionati operatori di pace, solidarietà, pacifica e rispettosa convivenza sociale, provando concretamente che la sportività calcistica ha un futuro possibile anche tra le porte della vita reale.
A cura di Viviana Tilocca