Oltre 500 ragazzi, giovani e adolescenti dell’associazionismo cattolico hanno partecipato, questa mattina si tre workshop organizzati alla grande miniera di Serbariu come tappa conclusiva del cammino di preparazione alla XXIX MARCIA DELLA PACE che si snoderà questo pomeriggio nella cittadina mineraria.
Era presente anche mons. Giancarlo Maria Bregantini arcivescovo metropolita di Campobasso, ospite-testimone della marcia di quest’anno, accompagnato da mons. Giovanni Dettori vescovo di Ales Terralba, la diocesi che ha sempre organizzato la marcia di fine anno e da don Angelo Pittau, direttore della Caritas di Ales Terralba. Mons. Bregantini ha anche partecipato agli workshop parlando ai ragazzi con estrema semplicità catturando la loro attenzione.
Alle 15 le oltre 5000 persone giunte da tutta la Sardegna hanno cominciato la Marcia verso il centro di Carbonia. Ad aprire il corteo lo striscione del comitato promotore tenuto dai giovani, seguito dalle numerose autorità presenti fra cui i vescovi di Cagliari, Arrigo Miglio, Paolo Zedda di Iglesias, , mons. Giovanni Dettori vescovo di Ales-Terralba che ha fatto la preghiera introduttiva e il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti.
«A Locri, nel sud Italia, in 25 anni di ministero ho imparato che se un popolo ha coraggio, se un popolo impara a dire una parola positiva e toglierne un’altra meno positiva, si può affrontare il futuro».
Così mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso ha introdotto il suo intervento a conclusione della marcia della pace che si è svolta a Carbonia promossa dalla Diocesi di Ales-Terralba e dalla Delegazione Caritas Sardegna.
«Ho ammirazione per la vostra terra – ha proseguito – ma io che provengo dalla Val di Non dove il lavoro della terra ha prodotto una mela famosa in tutto il mondo perché quella gente ha saputo valorizzare quanto producevano, vi dico che le vostre bellezze devono essere valorizzate, vissute per creare occasioni di lavoro e di benessere». Quasi una polemica con chi, invece, vorrebbe tutelare l’ambiente mettendolo sotto una campana di vetro e poterlo ammirare solo dall’esterno per non contaminarlo.
E tutto questo, mons. Bregantini lo ha detto dopo aver ammirato e ascoltato la storia della Grande Miniera di Serbariu da dove è partita la Marcia, cercando di comprendere il dramma che il Sulcis e tutta la Sardegna, stanno vivendo a causa di una indifferenza che sta paralizzando ogni possibilità di progettare il futuro, ma sta anche provocando uno scoramento fra la gente.
Citando Papa Francesco, mons. Bregantini ha evidenziato una parolaccia nella parola “ormai” che spesso campeggia nei cuori di chi non ha più speranza in un futuro migliore.
«Per questo – ha detto – è necessario riconoscere tutti i segni dell’indifferenza, quella che lascia Dio fuori da ogni cosa, quella che ci fa dire “a me non me ne importa”, quella che divide la società e accentua il razzismo, quella che consente ai responsabili di industrie pericolose di non informare le persone sui danni fisici che possono provocare, ma anche una indifferenza religiosa, una comunitaria e una ambientale che, magari ci fa riconoscere le nostre bellezze, ma non si fanno progetti per sviluppare e trasformare i doni di Dio per creare benessere e lavoro».
«Passare dall’indifferenza alla speranza per questo territorio e per tutta la Sardegna». È quanto ha evidenziato don Angelo Pittau, promotore e ideatore della Marcia che da 29 anni si svolge gli ultimi giorni di dicembre. «E da Carbonia – ha detto – da tutta la gente che ha accolto il nostro appello e che attorno al messaggio di papa Francesco per la 49.a giornata mondiale della pace “vinci l’indifferenza e conquista la pace” deve nascere una speranza di riscatto sociale, economico e occupazionale per la nostra isola».
A cura di Paolo Trudu