Non poteva che essere la pintadera nuragica, timbro per la decorazione del pane e storico logo della Fondazione di Sardegna, a suggellare il nuovo progetto della SPES, acronimo di Società Per Erogazione Servizi e sinonimo di speranza per tutto il territorio della Diocesi di Ozieri, in cui opera dal 2005 come braccio operativo della Caritas per l’inserimento lavorativo delle fasce più deboli all’interno delle comunità sociali di appartenenza: con il contributo di € 30.000,00 infatti, la Fondazione ha finanziato l’acquisto di un forno per aumentare la produzione di spianate tipiche ozieresi, già commercializzate in tutta l’Isola come una delle principali attività della Coperativa ed ora, con un netto incremento della panificazione, messe gratuitamente a disposizione delle Caritas sarde per essere utilizzato nelle mense o distribuito fra le famiglie più bisognose, con costi di produzione, confezionamento e trasporto interamente a carico della SPES.
Si chiama appunto “La Spianata della Solidarietà” il frutto di questa fertile collaborazione, che se pure non si presta alle decorazioni degli antichi timbri detiene come valore aggiunto il sapore squisito dell’altruismo, oltre alle sue caratteristiche organolettiche che ne consentono una conservazione mediamente lunga, anche grazie all’utilizzo del lievito madre, permettendone la distribuzione e consumazione per diversi giorni senza che il prodotto subisca un deperimento.
L’intuizione si è sviluppata a fronte degli ultimi dati Istat, che sanciscono ancora oltre 4 milioni di poveri assoluti, e particolarmente delle richieste sempre crescenti di aiuti economici e materiali nei centri Caritas. “Come tutte le iniziative della SPES – afferma Tonino Becciu, Rappresentante Legale – non si tratta di un’idea progettuale studiata a tavolino, ma di una risposta concreta ad un bisogno concreto riscontrato sul campo”: lo stesso principio adottato fin dall’inizio dalla Cooperativa di tipo B nel reinserimento di tante persone svantaggiate, che per le loro problematiche sarebbero altrimenti rimaste fuori dal mercato del lavoro. “L’obiettivo principale infatti – prosegue Becciu – è che soci e dipendenti , attraverso il lavoro, siano in grado autonomamente di provvedere al sostentamento della propria famiglia, senza ricorrere a forme assistenzialistiche non valorizzanti della loro dignità umana, etica e professionale.”
È da qui che negli anni sono nate attività di varia natura, tante quante le diverse professionalità offerte dai soggetti ai margini delle comunità: edilizia, serigrafia, panificio, bottega del legno e dell’orto, laboratorio di ostie e recupero della Vigna di don Salis, oltre a numerose convenzioni stipulate con Comuni del territorio. La SPES è così diventata nel tempo una realtà imprenditoriale importante che oggi conta 60 dipendenti, alcuni dei quali assunti su segnalazione dei parroci, tramite il Centro di Ascolto Diocesano o Servizi Sociali, dando priorità alle persone con disagio psicosociale.
Una realtà a dir poco incoraggiante, che provoca tanto le istituzioni quanto i disoccupati inattivi o scoraggiati, dando prova che oltre i luoghi comuni e la coltre di pessimismo che pervade il mondo occupazionale esiste una concreta possibilità di cambiamento e di realizzazione, a patto che si sia disposti a giocarla da una parte, e a coglierla dall’altra.
A cura di Viviana Tilocca