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La Caritas e l’impegno per i poveri: intervista a don Francesco Soddu, confermato direttore di Caritas italiana

Don Francesco Antonio Soddu è stato confermato, nei giorni scorsi, direttore di Caritas Italiana dalla Conferenza Episcopale Italiana. Il bilancio del suo precedente mandato e le nuove sfide per la Caritas nell’intervista rilasciata in occasione del 39esimo convegno nazionale delle Caritas diocesane svoltosi a Castellaneta Marina (Ta) dal 27 al 30 marzo scorso.

Qual è il bilancio del suo precedente mandato in Caritas Italiana?

“In cinque anni il cammino delle Caritas è migliorato ed è molto apprezzato dall’opinione pubblica, il cui giudizio era peraltro già positivo, come nella stessa Chiesa. Abbiamo lavorato affinché la Caritas in Italia avesse una bella struttura, evitando dicotomie tra il lavoro delle Caritas diocesane e l’impegno di Caritas Italiana. Abbiamo voluto manifestare l’impegno pastorale della Chiesa all’interno della società: basti pensare alla partecipazione della Caritas alla costituzione dell’Alleanza contro la povertà e all’impegno nelle emergenze nazionali e non solo, come in occasione del terremoto in Emilia. Proprio quest’ultimo ha permesso di “rivisitare” lo strumento del gemellaggio, rimodulandolo rispetto ai tempi e ai bisogni, attraverso il metodo sinodale, basato sulla compartecipazione e sul confronto con le comunità. Quando Papa Francesco, in occasione del Convegno ecclesiale di Firenze, ha lanciato questo metodo, mi sono reso conto che in Caritas, in modo “inconsapevole” lo stavamo già portando avanti e di ciò ringrazio il Signore, perché esso mi accompagna sempre nel mio lavoro, e ha trovato una proficua accoglienza in tutte le delegazioni Caritas.

Cosa caratterizzerà il nuovo mandato?

Il campo d’azione è sempre più vasto, occorrerà definire le priorità, avendo bene in mente l’interrogativo che ci siamo posti al Convegno nazionale a Cagliari, qualche anno fa: “Quali sono i mattoni e i logori che oggi ti senti di cambiare o di mettere da parte?”. Sempre dal convegno a Cagliari è scaturita con forza l’esigenza di una maggiore formazione. Durante questi anni abbiamo iniziato un percorso che è confluito nella formulazione, da parte di ogni delegazione regionale, del piano integrato formativo. Un piano di formazione, appunto, che prevede l’intersezione delle diverse componenti (diocesana, regionale e nazionale) rispetto a priorità comuni e condivise. Continua l’esigenza forte del lavoro comune, in contatto stretto con la segreteria generale della CEI; occorre vedere insieme le esigenze primarie della Chiesa universale, a iniziare da quelle delineate da Papa Francesco, come l’attenzione agli stili di vita e alle migrazioni. Su quest’ultimo tema la CEI è impegnata nella campagna Liberi di partire, liberi di restare (con 30 milioni di euro), a cui Caritas Italiana partecipa con altre realtà, per promuovere progettualità in alcuni paesi di partenza e transito e in Italia, con un’attenzione specifica ai minori non accompagnati”.

Nei giorni scorsi si è svolto il 39esimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane …

Chi vi ha partecipato mi ha confermato quei sentimenti di amicizia e comunione che hanno sottolineato ulteriormente l’attenzione riservatami dai vescovi in questo periodo. C’è stata un’elezione all’unanimità: sono consapevole che l’incarico mi è stato dato perché c’è un apprezzamento. Il Convegno è stato costruito artigianalmente, come un itinerario di formazione a tappe. La novità è confluita nella prolusione, nel “dare voce a chi non ha voce”: l’ascolto del povero non può che essere apprezzato perché porta con sé un’esperienza e una storia che pongono degli interrogativi.

Quali saranno i prossimi impegni?

Continueremo il lavoro nelle zone terremotate del Centro Italia, con la ricostruzione materiale e quella del tessuto socio-pastorale. Inoltre, come già ricordato, l’accoglienza dei profughi, con i corridoi umanitari voluti dalla CEI che ci vedono già impegnati verso una cinquantina di persone arrivate dalla Giordania. Inoltre, gli altri progetti nazionali, tra cui il progetto Presidio … Dobbiamo ricordare che il nostro metodo è pastorale, e deve portare con sé l’evangelizzazione: la nostra grande forza è essere popolo di Dio in cammino, essa proviene dallo Spirito Santo, da Gesù Cristo, dal nostro essere battezzati e dal nostro essere Chiesa”.

Quanto le sue origini sarde l’accompagnano nel suo percorso?

Provo una grande riconoscenza verso tutte le Chiese in Italia, però un particolare affetto lo nutro per la mia terra. Sono nato in Sardegna, nella Chiesa sarda, e tutto ciò che è sardo, tutto ciò che riguarda questa Chiesa non solo mi interessa, ma fa parte della mia vita; e cerco di portare la mia esperienza, la nostra esperienza nel lavoro di Caritas in Italia e nel mondo”.

A cura di Maria Chiara Cugusi

(l’intervista è stata pubblicata su Il Portico del 9 aprile 2017)