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Giornata dell’alimentazione: giustizia e responsabilità

Rimuovere lo scandalo della fame è una questione di giustizia, non di emergenza. Lo ha ribadito papa Francesco nel suo discorso alla Fao, in apertura della Giornata mondiale dell’Alimentazione. Lo ha sottolineato anche don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, in un commento pubblicato dal SIR.
“Per qualcuno – dice il Papa – basterebbe diminuire il numero delle bocche da sfamare e risolvere così il problema; ma è una falsa soluzione se si pensa ai livelli di spreco di alimenti e a modelli di consumo che sprecano tante risorse. Ridurre è facile, condividere invece impone una conversione, e questo è impegnativo”.

A causa della fame e della malnutrizione le categorie più vulnerabili, non sono solo escluse dai processi produttivi, ma spesso costrette a lasciare le loro terre alla ricerca di rifugio e speranza di vita.
Una situazione che ha le sue radici in conflitti, cambiamenti climatici, ma soprattutto in scelte politiche ed economiche dannose, responsabili di dinamiche di produzione, distribuzione, e sistemi di commercio internazionale segnati da gravi squilibri. È  necessario invece sviluppare nuovi modelli, in grado di garantire il diritto al cibo, favorendo il protagonismo dei gruppi più svantaggiati, puntando su sistemi di produzione basati sulla valorizzazione del territorio e sul legame tra produzione agricola e gestione degli ecosistemi.

Secondo il rapporto ONU 2017 a cura delle agenzie Fao, Ifad e World Food Programme, nel 2016 la fame nel mondo è tornata a crescere dopo oltre un decennio. Oggi ne sono colpiti 815 milioni di persone, 38 in più rispetto al 2015, l’11% della popolazione mondiale. Trend confermato anche dal rapporto Caritas sulla povertà che verrà presentato il 17 novembre – a ridosso della prima Giornata mondiale dei Poveri istituita da papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia.

Occorre dunque maggiore responsabilità per garantire il “diritto di ogni essere umano a nutrirsi a misura dei propri bisogni, partecipando altresì alle decisioni che lo riguardano e alla realizzazione delle proprie aspirazioni, senza doversi separare dai propri cari”. Tutti gli uomini devono cioè essere liberi: di rimanere nella propria terra, o di andarsene migrando. In ogni caso il loro percorso va conosciuto, accompagnato, accolto, come sottolinea anche l’iniziativa della Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. E come rilancia anche Caritas Internationalis in un suo messaggio dal titolo esplicativo: “Garantire il diritto al cibo, proteggere la dignità umana in ogni luogo: far sì che migrare sia una libera scelta, non una necessità”.

Bisogna invertire la rotta e si rende necessario un cambiamento nel modello di sviluppo, così come degli stili di vita personali.

(fonte: http://www.caritasitaliana.it/pls/caritasitaliana/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=7297&rifi=guest&rifp=guest)