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Continua l’impegno della Caritas regionale a due mesi dall’alluvione

 

Sostegno alle famiglie e alle imprese danneggiate, iniziative di microcredito. Sono queste le linee guida con cui la Caritas regionale e quella nazionale investiranno i fondi raccolti per le popolazioni sarde colpite dall’alluvione dello scorso 18 novembre.

Nei giorni scorsi, c’è stato un incontro operativo a Nuoro tra i direttori delle Caritas delle zone più colpite, il delegato regionale della Caritas don Marco Lai e don Andrea La Regina, responsabile dell’Ufficio macroprogetti di Caritas Italiana, durante il quale è stato fatto il punto sulle difficoltà e sulle linee guida delineate dalle singole Diocesi. «Le forme di sostegno arriveranno alle Diocesi sotto forma di progettazione  – spiega don Marco Lai -. Punteremo a interventi destinati alle famiglie e alle imprese colpite, ad azioni di microcredito, in collaborazione con la Coldiretti e con la SFIRS». Inoltre si pensa a «un intervento destinato alle famiglie rom di San Gavino, sotto forma di progettualità a parte». 

alluvione 2013 muratori

Obiettivo, «restituire speranza – sottolinea don Andrea La Regina -, ricostituire il tessuto comunitario attraverso risposte mirate, promozionali e non solo assistenziali, che puntino a recuperare l’identità del territorio. Le diocesi italiane hanno avuto una forte attenzione per la situazione della Sardegna e ciò comporta una responsabilità ulteriore per la stessa Caritas nazionale». Inoltre, «sarà importante creare alleanze: la Caritas dovrà cercare di essere il perno di un coordinamento più ampio, per realizzare un progetto di rete ed essere incisivi sul territorio».

A Torpè e nelle altre zone colpite del nuorese,  «la Caritas sta promuovendo interventi per le famiglie – ha spiegato don Francesco Mariani, direttore della Caritas di Nuoro – , in base ai bisogni emersi dai questionari della Caritas regionale, e interventi per le aziende agro-pastorali».

Questi ultimi sono portati avanti in collaborazione con la Coldiretti provinciale:  «Stiamo attuando verifiche incrociate sulle aziende – sottolinea Aldo Manunta, responsabile della Coldiretti provinciale (presente all’incontro) – per capire chi ha reale bisogno e destinare correttamente le risorse. Passata la fase dell’attenzione iniziale, molte aziende faticano nella raccolta dei prodotti, nel pagamento di rate e mutui».

Le iniziative di sostegno sono state rallentate perché «la magistratura ha posto sotto sequestro alcune aree (ora dissequestrate) per fare delle prove di tenuta degli argini». Senza dimenticare il dramma dei pastori: «Molte aziende hanno perso dei capi di bestiame, e non è facile sostituirli a causa dell’epidemia della ‘lingua blu’ che ha colpito gli allevatori che avrebbero voluto dare aiuto». Stesse difficoltà anche a San Gavino, Uras e Terralba.

Qui, la Caritas locale porta avanti interventi non solo materiali, ma anche di tipo relazionale e psicologico. «Stiamo pensando a un’équipe psico-socio-pedagogica, che prenda in carico le situazioni di disagio – spiega don Angelo Pittau, direttore della Caritas di Ales-Terralba -. Servono progetti che consentano di far ripartire le aziende, per esempio grazie all’acquisto di auto o budget per artigiani. Ad aggravare la situazione, il fatto che alcune attività non sono certificate e il rischio ‘spopolamento’ della zona.

Nella diocesi di Oristano, la Caritas locale sta collaborando con il Comune e con la Asl, per il sostegno psicologico alle famiglie, quasi tutte rientrate nelle abitazioni.

Nella zona di Olbia, è stato fatto il censimento: finora, 800 schede somministrate a 2169 persone (800 famiglie, l’80% di quelle colpite), metà delle quali sono ancora ospitate da amici e parenti e circa un centinaio si trovano in albergo; a queste bisogna aggiungere le famiglie accolte in altre abitazioni, di cui non si conosce il numero. Colpite dal tifone soprattutto le famiglie con minori (52%)- in particolare, quelle senza reddito saranno le prime destinatarie degli interventi -, ma anche  anziani, malati e persone che necessitano di assistenza psicologica. I danni più rilevanti hanno riguardato le abitazioni: danni alle pareti (91%), agli elettrodomestici e agli arredi (89%); agli impianti (71%), case che non hanno abitabilità (54%); inoltre, a vestiario (72%) e viveri (71%). «Dopo la prima somministrazione dei questionari – spiega Donatella Careddu, della Caritas di Tempio – , stiamo ricontattando le famiglie  per capire le reali necessità. Inoltre, portiamo avanti la de-umidificazione delle case, la distribuzione dei viveri e interventi di ascolto».