Concluso nei giorni scorsi il progetto FiDiamoci, promosso dalla Caritas Sardegna, attraverso il Nucleo Regionale Servizio civile-Area Giovani: i partecipanti raccontano la loro esperienza di incontro e servizio nelle dieci Caritas sarde in una pubblicazione realizzata dalla stessa Caritas regionale.
«Se dovessi riassumere in due parole la mia esperienza direi: riflessione ed emozione – racconta Michela Camedda – : Ho vissuto tante cose che mi hanno fatto riflettere e mi hanno sensibilizzato e altre ancora che mi hanno fatto emozionare e commuovere. Dentro questo progetto ho imparato a malincuore che c’è sempre qualcuno che sta “peggio” di te e allora cominci ad apprezzare di più ciò che la vita ti ha donato. Dovremmo imparare da chi, nonostante i problemi, non si piange addosso ma anzi ci tiene a crearsi una sua indipendenza».
«Ho avuto modo di vedere, ascoltare e toccare con mano la vera povertà di poterla servire, di sedermici a fianco e abbracciarla – racconta Martino Mura – Ho avuto inoltre la gioia di condividere questa esperienza con altri giovani, anch’essi mossi da un bene maggiore e da solidi e sani principi, che hanno fatto crescere in me la speranza verso le generazioni future».
«Ogni tappa del nostro percorso mi ha aiutato a scoprire parti di me stessa che non conoscevo – racconta Michela Sechi -: credo che mettersi al servizio degli altri voglia dire abbandonare ogni paura e fare cose che mai avremmo immaginato. Ciò che mi ha emozionato di più in questo percorso sono state le persone incontrate nelle varie tappe, persone che ci hanno raccontato di aver trovato nella Caritas una speranza e una seconda famiglia».
«Ho cercato di vivere quest’esperienza al cento per cento – racconta Marisa Spano – cercando di apprendere il più possibile da ogni persona incontrata, da ogni sorriso ricevuto e da ogni sguardo pieno d’amore dato. È stata una grande opportunità di formazione, ma anche di crescita personale e spirituale; un continuo mettersi in gioco e non dare niente per scontato. Ho imparato l’importanza dell’ascolto, che è il primo segno di accoglienza e di amore gratuito verso l’altro. Vorrei che anche altri giovani conoscano e si avvicinino a questo mondo meraviglioso».
La pubblicazione in pdf è disponibile cliccando qui