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Caritas di Iglesias. Il Dormitorio Santo Stefano al tempo del COVID-19

Anche in questo periodo di emergenza, il Dormitorio della Caritas diocesana di Iglesias prosegue il proprio servizio a favore delle persone più bisognose, continuando ad accogliere gli ospiti presenti nella struttura, i quali, dal 9 marzo scorso sono accuditi anche nelle ore diurne. Questa decisione è stata presa dalla direzione della Caritas diocesana per salvaguardare la salute degli stessi ospiti e per evitare che questi ultimi incorressero nelle sanzioni previste dalla legge. Obbligate alla quarantena, le persone accolte nel Dormitorio si stanno rendendo utili con piccole attività lavorative all’interno della Casa e nell’orto presente all’interno dell’area dedicata.

In quest’articolo diamo voce a due degli ospiti attualmente presenti nel Dormitorio.

Simone. Ho vissuto e lavorato per 15 anni a Cesena. Con l’inizio della crisi economica sono stato licenziato e per alcuni mesi ho cercato una nuova occupazione. Alla fine sono stato costretto a chiedere ospitalità in un Dormitorio, a Cesena. Purtroppo non ho trovato un nuovo lavoro e avendo terminato i miei risparmi sono tornato ad Iglesias, dove ho chiesto aiuto a don Roberto Sciolla, il quale mi ha proposto di venire in questa struttura dove mi trovo attualmente. Devo dire che c’è una differenza tra il Dormitorio di Cesena e questa struttura: a Cesena l’ospitalità non superava le tre settimane, poi dovevi lasciare il Dormitorio ed eventualmente chiedere una nuova accoglienza dopo 6 mesi, mentre qui sono ormai alcuni anni che sono ospite, con il privilegio di essere uno degli ospiti “fissi” del Dormitorio. Do una mano d’aiuto nell’orto e nelle piccole manutenzioni della casa. Da alcuni mesi faccio parte del progetto “Fuori dall’ombra”, programma che prevede il coinvolgimento, alcuni giorni alla settimana, nel progetto “Orti Solidali di Comunità”, promosso sempre dalla Caritas diocesana. Questo progetto prevede un reinserimento progressivo in un’abitazione, per far sì che si riacquisti una certa autonomia. Ora siamo fermi a causa del Coronavirus. Speriamo che tutto questo finisca presto, per riprendere il percorso da dove è stato interrotto. Qui al Dormitorio mi trovo bene, anche se la mia aspettativa è quella di trovare un impiego così da essere nuovamente autosufficiente. Penso che la decisione di tenere tutti noi 24 ore su 24 all’interno del Dormitorio sia stata una scelta saggia, perché ha permesso a tutti noi di essere al sicuro e di ridurre al minimo la possibilità di contagio da Coronavirus; anche se qualche volta la convivenza tra noi può essere difficile.

Virgilio. Ero ospite di una Comunità di recupero, avendo problemi di alcolismo, quando son dovuto partire per Torino per assistere mio fratello gravemente malato e ricoverato in ospedale. Fortunatamente mio fratello è migliorato e ho fatto rientro ad Iglesias, convinto di poter riprendere in Comunità. Purtroppo, però, il mio rientro ha coinciso con l’epidemia di Coronavirus e gli operatori della Comunità mi hanno comunicato che non mi avrebbero potuto ospitare, provenendo io da una zona a rischio. Marco, un operatore della comunità, ha dunque preso contatto con gli operatori del Dormitorio, una struttura che io già conoscevo perché ero stato ospite altre due volte. Ho parlato con la Coordinatrice del Dormitorio la quale, come condizione per essere accolto, mi ha chiesto di effettuare un tampone. Sono andato all’Ospedale SS. Trinità di Cagliari e ho là fatto il tampone: il test è risultato negativo e così sono stato accolto. Qui mi trovo bene, mi sento in famiglia e c’è un bel confronto con gli operatori, che mi permette di essere ancora più tranquillo. Pochi giorni dopo il mio arrivo il Dormitorio ha chiuso le porte al mondo esterno. Inizialmente non è stato facile accettare questa decisione, perché mi limitava nella mia libertà (uscite, ricerca di piccoli lavori…); poi ho capito che era la cosa giusta da fare per noi stessi. Gli operatori ci hanno spiegato che in casi particolari possiamo uscire con alcune attenzioni: mascherina, guanti e autocertificazioni. La permanenza nella struttura è meno pesante perché fortunatamente ci sono ampi spazi, ci si confronta con gli altri ragazzi, si parla di quelle che sono le nostre speranze, le nostre aspettative per il futuro. Con gli altri ospiti ho un buon affiatamento; si scherza tra di noi.  Dove sarò fra alcuni mesi? Spero di riuscire a metter da parte un po’ di soldi e partire per Torino, non appena questa emergenza sanitaria sarà finita.

A cura di Simona Canzoneri
Coordinatrice del Dormitorio Santo Stefano

Articolo pubblicato nel n. 15 (edizione del 26/04/2020) del Settimanale della Diocesi di Iglesias, Sulcis Iglesiente Oggi