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Alluvione in Sardegna, Mons. Sanna: ‘Mi ha colpito la grande dignità delle famiglie sarde’

«Mi ha colpito la dignità di tante persone che non hanno ceduto alle lamentele e si sono subito date da fare per rimediare ai danni». Mons. Ignazio Sanna, Vescovo della Diocesi di Oristano traccia un bilancio della situazione post – alluvione nella sua Diocesi, delineando le priorità e le linee guida dei prossimi interventi della Chiesa. 

mons sanna

Eccellenza, com’è la situazione nelle zone più colpite dell’Oristanese?

«Nel territorio della Diocesi oristanese il paese che è stato maggiormente colpito dall’alluvione è stato Solarussa. In altri paesi come Sant’Anna, Palmas Arborea e Bauladu sono state interessate soltanto alcune case, senza danni particolari. Allo stato attuale, si può dire che a Solarussa sia finita l’emergenza. Le case sono di nuovo abitabili e le famiglie che erano sfollate presso parenti o amici sono rientrate nelle loro abitazioni. Qualche piccolo esercizio, come il forno, ha ripreso subito le attività. Nel nostro territorio, per fortuna, non ci sono state vittime».

Quale bilancio si può fare, oggi, dei danni provocati dall’alluvione?

«Con una certa urgenza bisogna deumidificare le abitazioni i cui muri sono impregnati d’acqua, senza aspettare la bella stagione. Poi bisogna fornire le case di elettrodomestici, perché con l’acqua sono andati quasi tutti fuori uso. Bisognerà pure intervenire per sostituire molti mobili».

È possibile fare un bilancio delle offerte raccolte dalla Caritas diocesana/Diocesi?

«Una cifra completa delle offerte in denaro non è ancora disponibile. Ci ripromettiamo di fare il bilancio dopo le feste, perché molte collette devono essere ancora consegnate, altre offerte sono state promesse e programmate, altre ancora sono state spedite direttamente all’Arcivescovo o alla Curia, senza passare per la Caritas Diocesana. Bisognerà poi fare la distinzione tra le offerte destinate alla Sardegna e quelle alle Filippine. La Diocesi ha pure dato il contributo all’offerta dei Vescovi della Sardegna per finanziare un’istituzione caritativa di Buenos Aires, come gratitudine per la visita del Papa al Santuario di Bonaria».

In che modo si cercherà di delineare i bisogni e le priorità a cui destinare i fondi stanziati dalla Caritas Italiana e dalla CEI?

«La Caritas diocesana, con l’aiuto dei volontari, ha fatto una mappatura completa delle priorità con una visita di tutte le case colpite dall’alluvione. La visita è stata necessaria per vedere sul posto i reali bisogni prodotti dall’alluvione. Una volta finita la mappatura si procede secondo le urgenze evidenziate».

Quale ruolo avrà, nello specifico, la Caritas locale nell’accompagnare le famiglie in un ritorno alla normalità?

«Questo compito viene assolto molto bene dalla parrocchia. I sacerdoti si sono prodigati sin dall’inizio per offrire assistenza materiale e morale, mettendo a disposizione i locali parrocchiali e collaborando con le strutture del Comune. Si continuerà a visitare le famiglie, soprattutto quelle dove ci sono persone anziane e malati».

Quali saranno le prossime azioni portate avanti dalla Chiesa sul territorio?

«I danni del nostro territorio non sono legati a piccole o medie aziende, che non ci sono. Bisogna ridare serenità alle famiglie, permettendo loro la ripresa della vita normale di tutti i giorni».

Cosa l’ha colpita, in modo particolare, di questa esperienza?

«La prima impressione è la forma stessa dell’alluvione. Una quantità d’acqua così improvvisa e abbondante non si era vista da moltissimo tempo. Io sono accorso a Solarussa per rendermi conto della situazione e mi son dovuto affrettare a venire via da una strada che si allagava con una velocità impressionante. Mi ha colpito la dignità di tante persone che non hanno ceduto alle lamentele e si sono subito date da fare per rimediare ai danni. La risposta della gente e dei volontari è stata immediata e generosa. Si può dire che la difficoltà della situazione ha fatto emergere qualità morali di solidarietà e altruismo che confortano e fanno ben sperare».

 

(Intervista di Maria Chiara Cugusi)