Istruzione, occupazione, alloggio e salute. Sono questi i punti chiave da cui partire per avviare un’azione politica che permetta l’integrazione dei Rom, non solo in Europa, ma anche e soprattutto nella nostra regione.
“Rom at: inserimento scolastico, abitativo e sociale” è un progetto promosso dalla Caritas di Ales Terralba e dal Comune di San Gavino Monreale, con la partecipazione dell’Associazione Piccoli Progetti Possibili, nato a seguito della violenta alluvione che nel novembre 2013 ha colpito il territorio del Medio Campidano e in maniera significativa il Comune di San Gavino Monreale.
La comunità rom all’epoca viveva in una zona periferica del Comune in un campo composto da un agglomerato di vecchi camper, capanne costruite con legno di recupero, eternit e lamiere, nel degrado totale. Era composta da 50 persone tra cui molti bambini. Il 18 novembre tutto è stato spazzato via, senza lasciare neppure i ripari precari e di fortuna che erano riusciti a costruirsi e che rappresentavano, seppur miseramente le loro case.
Sono stati soccorsi immediatamente e per diversi giorni hanno dormito in un salone dell’oratorio della parrocchia Santa Lucia in attesa dell’allestimento di un campo d’emergenza. La situazione si è protratta nel tempo, sia a causa delle condizioni atmosferiche avverse, sia delle difficoltà burocratiche. Nonostante ciò, la comunità paesana si è mostrata diffidente, ostile e poco accogliente verso chi ha fornito i soccorsi.
La situazione igienico-sanitaria, già difficile, è ulteriormente peggiorata in quanto non è stato possibile compiere allacci idrici e fognari e col passare del tempo, e grazie all’interessamento dei servizi sociali, del Comune e di un medico volontario, i Rom sono stati seguiti nel monitoraggio delle condizioni abitative, igieniche e nella frequenza scolastica dei ragazzi.
La condizione problematica e precaria dei campi è, tuttora, riscontrabile nell’assenza di corrente elettrica, acqua potabile e impianti fognari che comporta l’impossibilità di lavarsi e lavare le baracche, le roulotte, le vettovaglie e gli abiti. Inoltre i bambini non riescono a frequentare la scuola se non sporadicamente a causa del fatto (secondo quanto riferito dagli stessi nomadi) che i genitori sono impossibilitati ad accompagnarli per mancanza di mezzi di trasporto.
Per questi motivi il progetto si sviluppa su tre diverse direzioni, creando le condizioni per un’integrazione a 360°:
Rom at home che prevede il coinvolgimento dell’amministrazione e l’inserimento abitativo dei nomadi nel paese, Rom at school che prevede una serie di azioni atte all’inserimento dei bambini nella scuola e Rom at health che ha il fine di offrire un’assistenza sanitaria, soprattutto ginecologica e pediatrica.
Il progetto è partito con l’inserimento di una prima famiglia in un’abitazione del paese e vuole creare occasioni di incontro e conoscenza anche del “diverso”, opportunità lavorative per gli adulti e di integrazione scolastica per i bambini. Anche altre famiglie sono in procinto di stabilirsi all’interno del paese grazie al supporto della Caritas e del Comune di San Gavino, al fine di porre in essere una nuova progettualità che porti ad una convergenza di diversi soggetti e una continuità di azione progettuale per il futuro. Questo vuole essere il punto di partenza per un’azione che attecchisca su un terreno culturale segnato dal pregiudizio.
Per il raggiungimento di una reale integrazione sul territorio è indispensabile una messa in rete sia verticale (Enti Pubblici, Ospedali, Organi di governo e sicurezza) che orizzontale (Aziende, Enti di formazione, associazioni, centri culturali reti di solidarietà famigliare, imprese e gruppi informali) di tutte le realtà presenti sul territorio per poter promuovere il “Bene Essere” della comunità attraverso: l’ascolto, percorsi di educazione e consulenza, nella risposta immediata ai bisogni e nella realizzazione di una rete efficiente per rispondere in maniera efficace alle diverse necessità.