Il mondo delle Caritas parrocchiali e del volontariato ecclesiale di promozione della carità della Sardegna riunito stamattina nell’ex Seminario regionale di Cuglieri in occasione del convegno Per una nuova cultura del volontariato: fra gratuità ed impegno civile, organizzato dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna. Circa 180 i partecipanti, tra direttori e volontari delle Caritas diocesane e parrocchiali, del Volontariato vincenziano e delle Conferenze vincenziane, delle Misericordie, arrivati dalle diverse diocesi dell’Isola.
A condurre la preghiera introduttiva mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo delegato della Conferenza episcopale sarda per il servizio della Carità; a seguire, l’introduzione del delegato regionale Caritas don Marco Lai che ha ricordato l’importanza di costruire reti tra i diversi carismi della cultura della carità, di mettersi a confronto, a livello regionale, sul lavoro svolto nei singoli territori, per creare una nuova cultura del volontariato tra gratuità e impegno civile, alla luce del Vangelo.
La riflessione sulle radici del volontariato di ispirazione cristiana è stata al centro dell’ intervento del padre vincenziano Beppe Crobu, che, richiamando le figure di Madre Teresa e di San Vincenzo de’ Paoli, ha sottolineato come il volontariato cristiano affonda le radici in Gesù Cristo «attraverso cui impariamo la vera carità, che è l’amore di Dio». «Proprio il fatto di sentirci amati – ha detto – ci permette di riconoscere la presenza di Cristo nei poveri: lui ci insegna un nuovo modo di rapportarci e amare il prossimo e, così, la carità vissuta crea un’umanità nuova». Ecco allora il valore aggiunto del volontariato cristiano «che aiuta a tener sempre presente l’obiettivo del nostro operare, a far capire alle persone incontrate che sono amate da Dio».
Tiziano Cericola, consulente del CSV Sardegna solidale, ha presentato un’analisi dettagliata della riforma del terzo settore, in particolare del codice del terzo settore (decreto legislativo 117 del 2017), ancora in fase di completamento, mettendone in luce aspetti positivi e negativi. Tra i primi, come sottolineato da Cericola, lo spirito allargato di solidarietà attraverso l’apertura dei CSV (centri di servizio per il volontariato) a tutti gli enti che entrano a far parte del registro del terzo settore; la spinta verso la trasparenza; la rilevanza istituzionale acquisita con l’istituzione di un’unica Conferenza nazionale del terzo settore, di cui gli stessi CSV fanno parte; ancora, il fatto che le organizzazioni di volontariato mantengano una propria specificità all’interno del nuovo quadro normativo. Tra le criticità, la mancanza di finanziamenti aggiuntivi nonostante l’aumento delle realtà coinvolte, la parzialità nella selezione degli enti (non tutti quelli no profit sono coinvolti), la carenza di unitarietà e l’incompletezza della nuova disciplina giuridica degli enti del terzo settore.
Come essere innovativi nel dare risposte ai bisogni, nel rispetto della dignità umana, è stato il tema centrale della relazione di Tiziana Ciampolini, responsabile di S-nodi/Caritas innovazione contro la povertà, che ha citato come esempio il progetto Elba (Emergenza Lavoro nei Balcani), promosso da Caritas Italiana nei Balcani, attraverso cui essa ha accompagnato le Caritas locali nell’acquisire competenze per trasformarsi in imprese sociali, in modo da poter dare risposte ai bisogni nel difficile contesto post-bellico. «Proprio la capacità di innovare deve caratterizzare l’azione di promozione umana delle Caritas – ha spiegato la Ciampolini -, attraverso un bisogno incessante di sperimentare e verificare l’impatto degli interventi, per far sì che la Chiesa possa essere protagonista davanti alle nuove sfide». Il nuovo impegno civile e sociale «deve mirare alla precisione, all’efficacia e all’analisi dei bisogni per sviluppare le migliori competenze da mettere in campo, partendo dal contatto diretto con le persone e perseguendo piccoli obiettivi, attraverso la creazione di reti nuove».
Maria Chiara Cugusi