L’importanza di saper esaminare il fenomeno migratorio come un’opportunità, a partire da una lettura attenta dei dati al centro del seminario online organizzato da Caritas e Migrantes Sardegna, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e Ucsi Sardegna. E i dati contenuti nel XXX Rapporto Caritas Migrantes presentato durante il seminario descrivono un paese, quello italiano, in sofferenza a causa di una pandemia che più di tutti ha penalizzato gli immigrati sia da un punto di vista lavorativo che sociale, mettendo in discussione quell’apporto positivo garantito nel corso degli anni proprio dalla loro presenza.Ecco allora che di fronte alle difficoltà correlate alla pandemia diventa ancora più importante chiederci se stiamo facendo tutto il possibile per incontrare queste persone – ha detto mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo delegato della Conferenza episcopale sarda per il servizio della carità – , accogliendole così come sono, con i loro problemi e le ricchezze di cui sono portatrici.
Sullo sfondo, appunto, il XXX Rapporto Caritas e Migrantes: «Una pubblicazione portata avanti da trent’anni – come ricordato da don Marco Lai, referente regionale area immigrazione e coordinatore del seminario-per far conoscere e favorire la consapevolezza su un fenomeno che appartiene da sempre all’umanità». «Uno strumento prezioso per tutti noi comunicatori – ha detto Andrea Pala, presidente UCSI Sardegna – perché ci consente di avere un quadro di riferimento puntuale sul fenomeno delle migrazioni e di offrire al nostro pubblico un resoconto oggettivo e veritiero intorno al tema migrazione».
Diversi i temi toccati, a partire dalle ripercussioni della pandemia sull’economia, sul lavoro, sulla vita sociale, ma anche sulla narrazione del fenomeno immigrazione. Ecco allora l’importanza dell’incontro e dell’ascolto – come suggerito da Papa Francesco nei messaggi per le ultime Giornate delle comunicazioni sociali – richiamata anche dal Presidente dell’Odg Sardegna Francesco Birocchi.
Gli ultimi dati sul fenomeno migratorio in Italia e in Sardegna sono stati descritti da Raffaele Callia, delegato regionale Caritas e responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale. Sono oltre 280 milioni nel 2020 le persone (il 48% donne) che vivono al di fuori del paese di origine (+ 8,4 milioni rispetto all’anno precedente, ovvero 3,6 per cento della popolazione mondiale), di cui quasi 93 milioni in Europa.
I migranti forzati sono quasi quadruplicati negli ultimi 20 anni; un quinto di sfollati registrati a livello globale proviene dalla Siria (6,7 milioni). La pandemia ha penalizzato soprattutto i profughi, impedendo interventi nei campi, spesso sovraffollati. Accanto ai migranti forzati ci sono i cosiddetti migranti ambientali (nel 2020 30,7 milioni rispetto ai 9,8 milioni di sfollati per guerre e violenze). Nei paesi UE gli stranieri residenti sono 36,5 milioni: l’Italia è al quarto posto dopo Germania, Spagna e Francia, con poco più di 5 milioni di residenti stranieri (8,4% del totale): questi quattro paesi assommano il 70% delle presenze straniere nella UE.
Per quanto riguarda l’aspetto demografico, complice la pandemia, nel 2020 in Italia si è registrata una perdita netta di popolazione complessiva di ben 384mila unità in un solo anno. In questo scenario demografico l’immigrazione non ha svolto effetti di compensazione come negli anni precedenti. Le conseguenze della pandemia sul lavoro hanno penalizzato soprattutto gli stranieri, il cui tasso di disoccupazione (13,1%) è superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%), penalizzando soprattutto le donne. Si registra anche una criticità abitativa per gli stranieri, molti dei quali sono rimasti fuori da una serie di misure di sostegno al reddito e welfare.
In Sardegna la popolazione residente è diminuita di 13mila unità e anche in questo caso, è evidente come il saldo migratorio non riesca più a compensare quello naturale.
Oltre 51 mila gli stranieri residenti (per il 70% concentrati nelle province di Sassari e Cagliari).
Anche in Sardegna, come nel resto d’Italia si registra una propensione all’integrazione, con oltre 5.500 studenti stranieri su un totale di oltre 200mila iscritti (per la maggior parte scuole secondarie di secondo grado e primarie).
Inoltre, il riferimento all’accompagnamento pastorale dei migranti in Italia, per la maggior parte di fede cristiana: nel 2021 si registra infatti un aumento della componente cristiana (che, con 2,9 milioni di fedeli arriva al 56,2 % a fronte del 53-54% degli anni precedenti). «I migranti con la loro presenza interrogano la Chiesa che li accoglie – ha ricordato da Padre Stefano Messina, responsabile Migrantes regionale – ponendoci davanti a nuove sfide, nell’ottica della valorizzazione delle culture. Un impegno non solo religioso, ma anche sociale attraverso la vicinanza delle realtà ecclesiali verso le comunità straniere, a iniziare dai più bisognosi: una sensibilità sempre più sviluppata anche nell’Isola».