La Marmilla ha finalmente il suo centro comunitario per la famiglia “San Giuseppe”. L’inaugurazione dei locali dell’ex Enaip in via IV Novembre è avvenuta giovedì scorso. Una struttura importante in un territorio in forte crisi demografica, caratterizzato da un calo di nascite, un invecchiamento della popolazione e dalle conseguenti problematiche socio economiche e i frequenti casi di isolamento e di famiglie in difficoltà.
Queste e altre criticità hanno spinto la Caritas diocesana di Ales-Terralba e l’associazione Piccoli Progetti Possibili, con il sostegno del vescovo che ha concesso i locali dell’ex enaip di proprietà della diocesi, a dare risposte alle domande delle famiglie. La Caritas Italiana con i fondi 8Xmille ha reso possibile la ristrutturazione di un’ala dell’edificio e l’avvio del progetto dando così nuova vita alla struttura chiusa da tempo. Lo ha sottolineato anche il vescovo Roberto Carboni, dopo i saluti della sindaca Simonetta Zedda e del presidente dell’unione dei Comuni della Marmilla Roberto Scema:«La nostra presenza qui vuole testimoniare insieme la preoccupazione per la situazione del nostro territorio ma anche il desiderio di rispondere a tale preoccupazione con gesti concreti aprendo porte che diano speranza». E ha aggiunto:«Con questa opera segno che privilegia Ales e la Marmilla vogliamo dare il nostro contributo alle iniziative dei servizi sociali comunali e della scuola a favore del territorio dove, per svariate ragioni, a volte appare l’insufficenza di strumenti operativi di ascolto, accompagnamento, presa in carico dei reali problemi della famiglia e del territorio».
Don Angelo Pittau, direttore della Caritas diocesana, ha però sottolineato come dietro una nuova opera come quella di Ales ci sia impegno e sacrificio e collaborazione. «Siamo profondamente grati alla Caritas italiana- afferma don Pittau- che ci ha già accompagnato in tanti progetti nella realizzazione di sogni e oggi ne vediamo i frutti. Oggi vogliamo seminare la terra con altri piccoli progetti in Marmilla per rompere la cerchia di isolamento e aggredire le povertà presenti in questa zona». Nunzia de Capite, referente della Caritas nazionale, ha poi aggiunto: «Negli ultimi anni, la Caritas ha cominciato a chiedersi come lavorare in modo diverso con le famiglie che sempre più numerose chiedevano aiuto. La strada tracciata è quella di una nuova prospettiva dalla quale tendere la mano verso chi ha bisogno. Abbiamo cominciato a lavorare sulla prevenzione del disagio in vari modi curando soprattutto le relazioni. Concetti più che validi anche in ambito locale».
«Il Centro San Giuseppe – precisa De Capite – deve avere un ‘immagine del benessere per chi vive in questo contesto sociale e in questo momento storico. Un immagine che poi venga poi tradotta in realtà per superare fatiche ed emarginazione». D’accordo anche la coordinatrice del Centro di Ales Barbara Boi: «Vogliamo che il Centro sia di tutti. Chiunque può avvicinarsi e sarà il benvenuto. Nella proficua esperienza nel Centro Sacra Famiglia di Guspini abbiamo incontrato tante famiglie approfondendo le loro esigenze. Abbiamo lavorato con processi di ascolto. Anche ad Ales, dove è presente un forte disagio socio economico, promuoveremo il valore della famiglia e il benessere sociale della comunità». E conclude: «Non proponiamo assistenzialismo ma sostegno per mettere la famiglia nelle condizioni di saper fare».
Stefania Pusceddu