“E’ necessario creare nuove vie di dialogo interculturale per promuovere la pace, la riconciliazione, la cura del Creato e, soprattutto, uno sviluppo umano integrale con una particolare attenzione ai poveri. Per questo il cammino più proficuo è il cammino della misericordia”: è in virtù di questi propositi che si innesta perfettamente nel contesto degli eventi giubilari la “Giornata del Dialogo Interreligioso” tenutasi a Buddusò il 24 gennaio, a cui oltre un centinaio di partecipanti, di diverse professioni religiose – ortodossa, musulmana, cristiana cattolica – hanno contribuito nei locali dell’ Hotel “La Madonnina”.
Un programma essenziale e privo di cerimonialismo si è sviluppato sulla falsariga della Giornata di Assisi del 1986, quando 62 capi delle più grandi religioni del mondo si riunirono nella città di San Francesco a pregare per la pace sotto l’egida dell’allora papa Giovanni Paolo II: a 30 anni dall’evento, i rappresentanti dei diversi credo professati in territorio diocesano hanno ricreato una “piccola Assisi” al centro della Diocesi “per conoscersi, confrontarsi, creare fratellanza e intraprendere un percorso insieme” puntualizzano il direttore don Mario Curzu e i membri dell’Equipe Caritas, promotrice dell’incontro insieme a don Nino Carta, nello stilare un bilancio decisamente positivo della giornata in cui “Costruire ponti sopra i fiumi” ha superato di gran lunga le sole valenze liturgiche di un orecchiabile ritornello.
Basti pensare alla gran varietà di raccordi, rampe e viadotti ideali che collegano le diverse comunità insediatesi nella Chiesa ozierese ai rispettivi paesi d’origine, e che, ora più che mai, cercano un appoggio sempre più solido nei paesi ospitanti: dalla Tunisia, Romania, Moldavia, Albania e da tutti gli stati africani di cui i profughi accolti in città sono rappresentanti, sono pervenute tante storie di sofferenza, di nostalgia ma anche di gioia, storie di sogni realizzati e di propositi futuri, di riconoscenza e di dignità ritrovata, volte a ricreare quella che anche Mons. Melis ha definito “un’unica famiglia nel mondo” nel suo messaggio di benvenuto all’inizio dei lavori.
Tra tutte, particolarmente significativa la testimonianza di Adama Traorè, aperta da un minuto di silenzio per le vittime del recente attentato terroristico nel suo Burkina Faso, che ha raccontato della sua grande famiglia africana in cui convivono pacificamente ateismo, cristianesimo e islam senza che questo abbia mai turbato la loro armonica convivenza: lui, musulmano, chiarisce che “l’Islam non c’insegna ad essere terroristi, ma promuove l’amore e la misericordia di Dio in tutto il mondo”, poiché “le buone parole e il perdono sono migliori dell’elemosina seguita da vessazioni”.
Al centro della mattinata, il momento di culto interreligioso in cui, nella gran varietà di accenti e di pronunce e alternati da canti in tutte le lingue, sono stati proclamati salmi, letture ed anche la preghiera coranica tradotta in italiano, sullo sfondo del messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”: dono di Dio e opera degli uomini, che Mons. Melis ha voluto paragonare ad un grande falò alimentato dal contributo di ciascuno, che possa illuminare e riscaldare anche le notti più oscure dei più lontani.
Il pomeriggio è scivolato tra risate, canti e balli tradizionali, in cui ad aprire letteralmente le danze hanno pensato i piccoli del mini-folk locale “Graziano Piccoi” e l’incontenibile entusiasmo di don Carta, che attorno all’unico, ampio ballu tùnnu finale – dove in pochi conoscevano la coreografia, ma tutti seguivano la stessa musica – ha ricreato l’emblema della perfetta integrazione sociale e religiosa.
Una targa di granito ed una pianta d’ulivo saranno invece un promemoria più concreto per gli anni futuri, sistemati poco fuori dalla chiesa di San Cristoforo, “un segno per le nostre famiglie vicine e lontane – ha concluso il Vescovo dopo aver messo a dimora il piccolo arbusto – poiché l’ulivo, dalle forti radici e resistente alle intemperie, è simbolo di pace in tutte le culture del mondo”.
A cura di Viviana Tilocca, servizio comunicazione Caritas Ozieri