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Ozieri, primo incontro informativo/formativo per l’Equipe Caritas diocesana

Se da una parte i vecchi adagi della saggezza popolare hanno sempre decantato l’impossibilità di comandare ai cuori, dall’altra è pur vero che l’Amore, cristianamente inteso, può ben diventare materia d’insegnamento se si tratta di Carità, e soprattutto di testimonianza della stessa: concetto impareggiabilmente sviluppato da Benedetto XVI nell’Enciclica “Deus Caritas Est”, e che dai tempi di Paolo VI in poi è il campo d’azione privilegiato per l’opera quotidiana della Caritas, in Italia e nel mondo.

Ecco il senso del primo meeting informativo-formativo presso la sede diocesana di via Azuni, organizzato dal Servizio Promozione Caritas regionale per il 25 novembre scorso, in occasione del quale Raffaele Callia per l’Osservatorio, Mirko Casu per la Formazione e Maria Chiara Cugusi per la Comunicazione hanno incontrato i membri dell’Equipe insieme ad alcuni referenti parrocchiali: e non certo per mancanza di fondamenti, quanto per ottimizzare, coordinare, potenziare modalità e risorse di un gruppo di lavoro che è da anni votato a questa missione e che, oggi più che mai, è alla ricerca di nuove forze da ingaggiare nell’opera costante di attenzione agli ultimi.

La presenza di Mons. Melis, che ha presieduto la preghiera iniziale dell’Ora Media, ha ratificato il valore che questo organismo pastorale ricopre a livello ecclesiale e territoriale, condividendo l’esigenza di “allargare gli spazi della carità, non solo nella Chiesa locale, ma anche regionale ed internazionale”, dato che “i poveri e gli stranieri sono il segno tangibile della Provvidenza nelle nostre vite”.

Nei due blocchi, mattinale e pomeridiano, i lavori hanno passato in rassegna i diversi ambiti della Promozione Caritas, mirata anzitutto a sfatare il più diffuso equivoco che l’accosta ad un’associazione assistenzialistica qualunque: la sua “prevalente funzione pedagogica” sancita dall’articolo 1 dello Statuto costitutivo identifica come primo destinatario “non i poveri, ma la comunità” – ha esordito Callia – “così da suscitare consapevolezza e cambiamenti in modo consono ai tempi e ai bisogni, con uno sguardo costante alla pace e alla giustizia”.

La lettura del disagio – delle sue cause e del modo di prevenirle – come servizio ecclesiale attraverso i centri d’ascolto e l’attività dell’osservatorio; la formazione, continua e non improvvisata, come leva strategica del cambiamento; la comunicazione come strumento privilegiato per creare reti di comunione (e non solo flussi comunicativi) sono stati i temi principali del confronto, specie nella modalità SWOT (forze, debolezze, opportunità e minacce) che ha portato alla creazione di una tabella divisa tra punti di forza e aree di miglioramento: delle vere linee programmatiche per il lavoro diocesano, sempre in sinergia con le azioni condivise a livello regionale e nazionale, in cui il reperimento di nuove risorse umane che rendano più efficace e capillare il raggio d’azione dell’Equipe si è rivelata un’urgenza trasversale a tutti i servizi.

Il compito educativo e “animativo” assolve pertanto un’importanza irrinunciabile per la stessa sussistenza di questa realtà così attiva seppur in una Diocesi così piccola, che chiama in causa tutti e ciascuno quali destinatari di un Amore che siamo i primi ad aver ricevuto, e che abbiamo il dovere morale di restituire come un messaggio dal significato molto concreto “in un mondo – scriveva Benedetto XVI già nel 2005 – in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza”.

Viviana Tilocca