A conclusione dei lavori di Migramed 2015, le proposte emerse dalla mattinata di confronto che ha visto diverse Caritas europee impegnate nell’accoglienza: Italia, Cipro, Grecia, Spagna, Francia, Germania, Svezia, e Caritas Europa. E Proprio in concomitanza con la fine dei lavori, Papa Francesco ha lanciato il monito con la richiesta di perdono verso chi non accoglie i migranti, ‘una coincidenza positiva, sottolinea Oliviero Forti, responsabile Ufficio immigrazione Caritas Italiana, – che mette al centro l’accoglienza’.
‘Con Migramed abbiamo avuto modo di conoscere la situazione di molti paesi del Mediterraneo e non solo. Si tratta di una situazione che si è aggravata rispetto all’anno scorso, che ci porta a fare una riflessione importante sul ruolo della Caritas nei campi – che in alcuni casi, come in Libano, Svezia e Germania si traduce in un lavoro straordinario; tutte le Caritas presenti hanno la consapevolezza che il cambio di passo è possibile solo attraverso l’advocacy verso istituzioni nazionali e internazionali che, al contrario, dimostrano di non farsi realmente carico di quanto stia avvenendo. Ne è testimonianza l’Agenda Europea sull’immigrazione, i cui contenuti, oggetto di confronto tra i partecipanti, appaiono inadeguati a dare risposte efficaci e durevoli sul tema dell’immigrazione e dell’asilo: leggiamo tra le righe una volontà da parte dei paesi della UE di voler scaricare sui paesi della sponda sud del Mediterraneo la gestione dei flussi migratori, determinando così una situazione ancora più fragile che fa vincere le elezioni, ma fa perdere dignità alle persone’.
Inoltre, continua Forti ‘altre misure proposte nell’Agenda, i cui oggetti si riverberano non solo sulle società europee ma anche su quelle dei paesi di origine e transito, sembrano poco praticabili e si scontrano con un diffuso sentimento di rifiuto e chiusura verso i migranti. Se il sistema delle quote può costituire un modo per esercitare lo spirito solidaristico dell’Europa, di fatto si scontra con un atteggiamento di chiusura che si manifesta poi nelle note vicende di Ventimiglia e Bressanone’.
Per il responsabile immigrazione di Caritas Italiana, ‘la risposta delle Caritas va verso il rafforzamento della cooperazione euro-mediterranea, il cui obiettivo è costituire una piattaforma tra le Caritas europee e quelle del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’Africa sub -sahariana, per tentare di rispondere in modo più efficace e sostenibile alle centinaia di migliaia di persone che ogni anno le Caritas incontrano nei propri servizi’.
Altro tema importante è quello relativo ai canali di ingresso regolare in Europa che, come hanno sottolineato diversi partecipanti a Migramed, è l’unico modo per evitare morti durante i viaggi nel deserto e in mare, e per combattere il traffico degli esseri umani; quindi è stata anche l’occasione per dire un no secco alla proposta di intervento militare sulle coste libiche che risulterebbe non solo estremamente pericoloso ma sostanzialmente inutile nel medio-periodo, perché è nota a tutti la capacità di riorganizzazione da parte dei trafficanti.
Inoltre, continua Forti, ‘c’è una parte dell’agenda dedicata al partenariato con paesi terzi, che per noi è eccessivamente sbilanciato sulle esigenze di un’Europa il cui obiettivo è creare collaborazioni finalizzate ai rimpatri e al contrasto dell’immigrazione irregolare piuttosto che a una seria politica di sviluppo nei paesi di origine. Crediamo invece che come Caritas si possano sviluppare forme permanenti di collaborazione tra paesi, volte all’accoglienza, alla tutela e all’informazione dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa.
Nelle prossime settimane Caritas Europa si impegna a stilare un documento i cui contenuti potranno costituire un’alternativa all’Agenda Europa sull’immigrazione.