A Quartu S.Elena (Cagliari) si è chiuso il Convegno nazionale che ha visto riuniti oltre 600 direttori e collaboratori delle 220 Caritas diocesane e di Caritas Italiana.
In apertura della giornata conclusiva, il saluto del neo-Presidente della Regione Francesco Pigliaru ai convegnisti: «Tutti siamo ben consapevoli dell’importanza del lavoro della Caritas, soprattutto in una regione che, come la Sardegna, soffre un alto tasso di povertà. L’amministrazione pubblica ha come primo dovere quello di prevenire la povertà, e il modo migliore per farlo è investire sulle persone, fin da giovanissime. Puntare sull’istruzione significa dare pari opportunità a chiunque. Siamo una regione dove, ancora oggi, chi nasce in una famiglia svantaggiata ha molte probabilità di cadere nella trappola della dispersione scolastica, che in Sardegna è la più alta d’Italia, e successivamente in quella della disoccupazione, con un rischio di povertà futura molto alto. L’azione del governo regionale sarà fortemente concentrata su questo punto per dare pari opportunità a tutti, in qualunque famiglia e in qualunque territorio dell’isola si nasca, e l’istruzione deve essere di qualità. Ancora, il sistema di welfare italiano è del tutto inadeguato. Anche in questo caso si tratta di investire sule persone. Abbiamo bisogno di una formazione che funzioni, che sia mirata, precisa, specifica, basata sulle capacità e sulle potenzialità di ogni individuo. Sapete meglio di me quale sia la disperazione di un disoccupato che non sa cosa fare, né a chi rivolgersi. Stiamo lavorando per mettere in piedi un sistema simile a quello di paesi dove tutto ciò funziona, per offrire un percorso che dia la possibilità a chi è disoccupato di trovare in tempi rapidi un nuovo lavoro. Nell’emergenza dobbiamo sostenere la lotta alla povertà investendo risorse pubbliche per far ripartire il lavoro. C’è bisogno dell’aiuto di tutti, dobbiamo fare molto e dobbiamo farlo insieme».
Il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, ha indicato alcune piste di lavoro per un cammino comune, raccogliendo le ricche sollecitazioni del lavoro preparatorio, dei relatori e dei gruppi di lavoro.
“Le Caritas che sono in Italia – ha detto don Soddu – sono consapevoli di dover operare un “decentramento” in vista di una costante conversione pastorale; con tutta la fatica della ricerca, dell’interpretare i segni dei tempi, ma nella unanime consapevolezza di voler raggiungere, rinnovati, “la carne viva del Signore” che vive in questo nostro tempo”. Il direttore ha poi aggiunto che comunque “non hanno potuto chiudersi in se stesse in questi anni: probabilmente non per merito, ma perché esposte al grido dei poveri che saliva dai propri territori, perché costrette ad incontrare i volti cangianti delle povertà, ad interrogarsi sulle cause di quelle sofferenze e a cercare “il pane di oggi” da spezzare con loro e condividere il senso di ingiustizia che accompagnava le loro storie”.
“Ovviamente – ha precisato don Soddu – i poveri e le nostre realtà ecclesiali sono e resteranno i destinatari privilegiati della nostra azione, tuttavia, la prospettiva che dobbiamo assumere in maniera sempre più consapevole sarà piuttosto una animazione inclusiva”. Occorre dunque che le Caritas si pensino organicamente “come un soggetto ecclesiale che sceglie di parlare di povertà e condivisione al mondo della economia, della produzione, delle professioni, della scuola, della università, senza la pretesa di avere un ruolo istituzionale”. Conseguentemente, davanti alle azioni che sembrano essere indirizzate prevalentemente sulle urgenze ed emergenze, occorre che le Caritas cerchino “percorsi e proposte che siano “a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati” volti ad “iniziare processi più che di possedere spazi”(EG 222-225)”.
Allargando lo sguardo a livello europeo e mondiale, don Soddu ha evidenziato che “oggi è impossibile pensare di concepire un’Europa a prescindere dalle migrazioni” e che sempre più l’Europa dovrà mettere al centro l’uomo e non la finanza, le comunità e non le lobby, i poveri e non i potenti”. Occorre una nuova stagione dei diritti per tutti, nessuno escluso, anche a livello mondiale, in vista del 2015, quando verrà definitivamente misurato il livello di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio. E quando – ha sottolineato Soddu – “grazie all’ampia mobilitazione della nostra campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”, diremo con Papa Francesco che il cibo è il primo dei diritti umani fondamentali, senza il quale non vi è neanche la vita”. “Rimaniamo disponibili – ha concluso il direttore – a verificare l’esistente, prefigurando e sperimentando modalità nuove di evangelizzazione del sociale, a partire da alleanze inedite o rilanciate, con tutti coloro che vogliono vivere questa sfida di una carità che diviene criterio fondativo, “testata d’angolo” di ogni percorso di vita, di ogni comunità”.