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Messaggio della Chiesa sarda sulla drammatica situazione sociale della Sardegna

Operai Portovesme

“La società sarda attraversa un periodo di grave disoccupazione, con risvolti talvolta drammatici. Questo interpella fortemente, per i suoi effetti umani devastanti, anche la Chiesa … La disoccupazione coinvolge soprattutto i giovani, che in questa situazione senza sbocco vengono esposti alla tentazione dello scoraggiamento e del disimpegno”. È il “grido di dolore” che la Chiesa della Sardegna fece risuonare dal Santuario di Bonaria il 1° luglio 2001 nel “Concilio Plenario Sardo”. Sono trascorsi undici anni e il dramma è divenuto “tragedia”. E non solo per la Sardegna. L’Europa nel 2010 proclamò l’Anno Europeo della lotta alla povertà. E la povertà è andata crescendo. La “Caritas Italiana” ha lanciato il suo allarme nell’annuale Rapporto sulla povertà, mostrando che la voce delle famiglie risuona ogni giorno con i toni della disperazione. La comunità cristiana, che chiama tutti alla solidarietà per dare un po’ di pane agli affamati, non può rimanere nel silenzio. I suoi Pastori desiderano gridare ancora ad alta voce, auspicando che venga accesa qualche luce di speranza. La Festa del Natale, cara ai bambini e al nostro popolo, ci invita ad accogliere il Bambino di Betlemme, che vuol donare agli uomini pane, pace e giustizia. E ad accogliere i bambini e gli uomini che soffrono la fame per costruire sulla terra un mondo più giusto. La Costituzione Italiana dice che la Repubblica è “fondata sul lavoro” e “tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” (articoli 1 e 35). Ma il lavoro non c’è e si sta perdendo ogni giorno anche quello che c’è. Il Concilio Vaticano II ha affermato che il lavoro umano “è di valore superiore a tutti gli altri elementi della vita economica” ed è compito della comunità politica “garantire i mezzi sufficienti per permettere alla persona e alla famiglia una vita dignitosa sul piano materiale, sociale, culturale e spirituale” (Gaudium et spes 67). E invece la mancanza del lavoro, la sua crescente precarietà e la sua insufficiente sicurezza, stanno generando la perdita della dignità, la fame, lo scoraggiamento. “La disperazione ha sprigionato la fantasia anche nella scelta delle modalità di manifestare la protesta e il disagio: sopra i tralicci, sopra le torri, nei pozzi del carbone…”, dice la “Delegazione Regionale per i problemi sociali e del lavoro”, istituita nel 2001 dal “Concilio Plenario Sardo”. La CEI ha evidenziato le gravissime conseguenze della mancanza del lavoro: “fragilità sociale, futuro spezzato, sperpero antropologico. Vogliamo ricordare anche la “Carta di Zuri”, interessante proposta per una nuova “Rinascita della Sardegna”, con la collaborazione degli amministratori, dei cittadini, degli emigrati, dei sindacati, delle comunità. I cristiani debbono combattere insieme a tutti gli uomini di buona volontà perché si affermi l’equità nella solidarietà. La comunità politica deve essere più attenta al mondo dei poveri e costruire per tutti il “bene comune”. Il Papa Benedetto XVI, nella sua visita in Sardegna, ci ha affidato il compito di far nascere “una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. E noi gli siamo grati perché più volte ha richiamato l’attenzione di tutti sulle nostre situazioni di povertà e in questi giorni si è fatto ancora una volta vicino attraverso la visita a Portovesme del suo Segretario di Stato il Cardinale Tarcisio Bertone, confermando la vicinanza della Chiesa al Mondo del lavoro. Sia per tutti il prossimo Natale un tempo di speranza, nella preghiera davanti al Presepe e nell’impegno comune di solidarietà.

I VESCOVI DELLA SARDEGNA

Natale 2012 e Anno Nuovo 2013

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